A un cuore umile Dio dà sempre la grazia di rialzarsi con dignità!

26-04-2016

Avere zelo per le cose sacre non vuol dire avere un cuore aperto a Dio. Papa Francesco porta l’esempio di un uomo ardente nella fedeltà ai principi della sua fede, Paolo di Tarso, ma con il “cuore chiuso”, totalmente sordo a Cristo, anzi “d’accordo” a sterminarne i seguaci al punto da farsi autorizzare a mettere in catene quelli che vivevano a Damasco.

Tutto si ribalta proprio lungo la strada che lo porta a questa meta e quella di Paolo, afferma il Papa, diventa la “storia di un uomo che lascia che Dio gli cambi il cuore”. Paolo viene avvolto da una luce potente, sente una voce che lo chiama, cade, diventa momentaneamente cieco. “Saulo il forte, il sicuro, era a terra”, commenta Francesco. In quella condizione, sottolinea, “capisce la sua verità, di non essere “un uomo come voleva Dio, perché Dio ha creato tutti noi per stare in piedi, con la testa alta”. La voce dal cielo non dice solo “Perché mi perseguiti?”, ma invita Paolo a rialzarsi:
“‘Alzati e ti sarà detto’. Tu devi imparare ancora. E quando incominciò ad alzarsi non poteva perché si accorse che era cieco: in quel momento aveva perso la vista. ‘E si lasciò guidare’: incominciò, il cuore, ad aprirsi. Così, guidandolo per mano, gli uomini che erano con lui lo condussero a Damasco e per tre giorni rimase cieco e non prese cibo né bevanda. Quest’uomo era a terra ma capì subito che doveva accettare questa umiliazione. E’ proprio la strada per aprire il cuore è l’umiliazione. Quando il Signore ci invia umiliazioni o permette che vengano le umiliazioni è proprio per questo: perché il cuore si apra, sia docile, il cuore si converta al Signore Gesù”.

Il cuore di Paolo si scioglie. A cambiare, in quei giorni di solitudine e cecità, è intanto la sua vista interiore. Poi, Dio invia da lui Anania, che gli impone le mani e anche gli occhi di Saulo tornano a vedere. Ma c’è un aspetto in questa dinamica che, afferma il Papa, va tenuto ben presente:
“Ricordiamo che il protagonista di queste storie non sono né i dottori della legge, né Stefano, né Filippo, né l’eunuco, né Saulo… È lo Spirito Santo. Protagonista della Chiesa è lo Spirito Santo che conduce il popolo di Dio. E subito gli caddero dagli occhi come due squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato. La durezza del cuore di Paolo – Saulo, Paolo – divenne docilità allo Spirito Santo”.

“E’ bello – conclude Francesco – vedere come il Signore sia capace di cambiare i cuori” e far sì che “un cuore duro, testardo divenga un cuore docile allo Spirito”:
“Tutti noi abbiamo durezze nel cuore: tutti noi. Se qualcuno di voi non ne ha, alzi la mano, per favore. Tutti noi. Chiediamo al Signore che ci faccia vedere che queste durezze ci buttano a terra. Ci invii la grazia e anche – se fosse necessario – le umiliazioni per non rimanere a terra e alzarci, con la dignità con la quale ci ha creato Dio, e cioè la grazia di un cuore aperto e docile allo Spirito Santo”.