Messaggio del Vescovo per Avvento 2022

Carissimi,

si apre un nuovo Anno liturgico e come sempre ci viene offerta una nuova opportunità per incontrare il Signore, che percorre i nostri giorni, riempiendoli della sua luce incomparabile.

L’esperienza di fede che la Chiesa vive nell’Anno liturgico ha come sua prima tappa l’Avvento, tempo forte che non solo ci predispone alla gioia del Natale del Signore, ma ci aiuta anche a cogliere la prospettiva della speranza che Lui ci dona e che ci orienta ai cieli nuovi e alla terra nuova, ovvero al Suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.

Forse mai come oggi, tutti abbiamo bisogno di essere sostenuti dalla virtù teologale della speranza, dono ricevuto con il Battesimo, dono da custodire perché dia colore e senso pieno alle nostre scelte e alla nostra vita quotidiana. Ne abbiamo bisogno in questi tempi incerti, abitati da tanti desideri di ripresa dopo la crisi pandemica che, mentre sembra essere ormai alle spalle, nello stesso tempo solleva tanti interrogativi, che hanno a che fare con la precarietà in cui si trovano molte famiglie, ma anche con gli effetti disastrosi delle guerre e delle catastrofi ambientali.

Noi cristiani crediamo che la speranza non è un ideale astratto e irraggiungibile, un’utopia, una chimera. La speranza non è neanche il bisogno cogente di essere esauditi immediatamente nelle nostre richieste, nei nostri bisogni e desideri, anche i più nobili. Per noi la speranza ha un nome e un volto: è Gesù Cristo, colui che è venuto nella nostra carne più di duemila anni fa, che ci raggiunge nell’oggi della nostra storia e che verrà alla fine dei tempi per renderci partecipi del suo regno, dove vivremo per sempre immersi nell’amore trinitario. Ed è la sua Parola la fonte da cui attingere perché la speranza si mantenga sempre viva.

L’Avvento è il tempo favorevole per farci rinvigorire da questa speranza. Accogliere Gesù Cristo in noi e nelle nostre comunità e camminare con Lui, ci permette di trasformare il mondo per renderlo conforme al suo disegno d’amore.

Mi piace assumere come riferimento anche per la proposta pastorale d’Avvento la bellissima pagina del Vangelo di Luca (10,38-42), scelta come icona biblica per accompagnare il secondo anno del percorso sinodale, che stiamo vivendo in comunione con tutte le Chiese che sono in Italia. È la pagina che narra l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa dell’amicizia e della fraternità a Betania.

Di questa pericope voglio evidenziare tre atteggiamenti di Gesù, che possono aiutarci ad entrare nello spirito del tempo di Avvento. Difatti questo tempo è un dono che ci è offerto per accogliere Colui che è il sempre veniente, perché è l’Emmanuele, il Dio con noi. Quante volte nei prossimi giorni canteremo Maranathà, Vieni Signore Gesù! E Gesù verrà. Busserà e se gli si aprirà la porta, entrerà e farà festa (cf Ap 3,20-21).

Il primo atteggiamento che il Maestro ci indica è camminare. Gesù giunse a Betania desideroso di riposare dopo aver percorso strade e incontrato persone nella concretezza del loro vissuto. Negli anni del suo ministero pubblico egli è stato instancabilmente in cammino, al punto da dover dire che non aveva nemmeno un posto dove posare il capo (cf Lc 9,58). Andava per le strade della Palestina per incontrare la gente e annunciare a tutti il Regno di Dio e trasmettere la certezza di un Amore che mai viene meno. Il camminare di Gesù continua nella storia. Ancora oggi viene e percorre le nostre strade, facendosi nostro compagno nel viaggio della vita. Ci aiuta a sentire ardere il fuoco della Carità nel cuore. Così Lui diventa la nostra speranza e ci aiuta a guardare sempre oltre l’orizzonte, spesso cupo e angosciante, della vita.

Questo stile di Gesù, che può e deve diventare il nostro, è un incoraggiamento a “schiodarci” dalle nostre sicurezze vere o presunte, a metterci insieme per strada e camminare, anche con chi – pensiamo – possa essere distante da noi per idee, vedute o progetti. L’unica cosa che ci chiede è di non distaccare gli occhi da Lui. La chiusura nel nostro mondo infatti non ci fa respirare la speranza. Sì, forse ci difende da rischi, ma ci rende completamente sterili per la causa del Regno. Impariamo sempre più il dinamismo della fede e non adagiamoci in quelle false sicurezze che ci tengono legati alla sedentarietà del “si è sempre fatto così”! Camminare per annunciare, incontrare e costruire comunità e rapporti nuovi dove si respira la presenza del Dio fatto carne.

Il secondo atteggiamento che impariamo dal Maestro è entrare. Gesù accolse l’invito di Marta e di Maria ad entrare nella loro casa per gustare la bellezza dell’amicizia. Stare con amici, nell’armonia di rapporti leali e sinceri, è un balsamo che guarisce tante ferite. Gesù certamente entrò nella loro vita, però lo fece con quella discrezione che da sempre caratterizza l’agire di Dio. Si fece ospite e si lasciò accogliere. Ma mentre veniva ricevuto dalle due sorelle, era Lui che le accoglieva, facendo loro sperimentare la bellezza di una relazione fondata non tanto sulle mille cose da fare quanto sull’ascolto di una Parola che riscalda il cuore.

Impariamo da Gesù lo stile per vivere l’incontro con l’altro, e restituire così al Natale il suo senso più vero. Entrare con discrezione e con gratuità nelle storie dei fratelli e delle sorelle non è facile. Gesù ci insegna a farlo con amabilità, a muoverci in punta di piedi, senza invadenza, senza spadroneggiare, ma portando in dono la Parola che dà calore a tutto. Non può convivere la speranza con la superficialità delle relazioni. La speranza cresce e contagia con la condivisione della Parola e con la gioia di costruire relazioni genuine e libere, non incatenate dall’egoismo.

Infine, il terzo atteggiamento che il Maestro ci mostra è servire. Gesù fece notare a Marta che servire non è l’attivismo, non è l’ansia da prestazione, non è il correre nei molti servizi, non è dare risposte frettolose ed immediate a tutti i problemi del mondo. Questa modalità di servire porta ai pregiudizi, a fare confronti tra chi fa di più e chi fa di meno, a restare vittime di affanni e preoccupazioni, a restare delusi e frustrati per le tante cose che forse non si potranno risolvere nell’immediato ma neppure a lunga scadenza.

Gesù insegna anche a noi a scegliere la parte migliore, a scegliere Lui, a scegliere di ascoltare Lui che si manifesta in diversi modi, anche i più imprevedibili. Servire è ascoltare. Ascoltare lui, ascoltare la storia, ascoltare i fratelli e le sorelle che incrociamo quotidianamente. Ascoltare soprattutto le persone più fragili, bisognose di essere custodite e accompagnate. E qui penso alle nuove generazioni, in particolare gli adolescenti, che a volte crollano fino a perdere il mordente per la vita, arrivando così a gesti estremi. Ascoltare porta a scelte di autentica carità. E la carità rinvigorisce la speranza. Servire allora è portare speranza, quella speranza che vedremo racchiusa nel fragile corpo di un Bambino nato nella notte santa di Betlemme.

Organizziamo perciò la speranza con lo stile di Gesù. Come Lui e con Lui camminiamo, entriamo e serviamo. Andiamo ovunque e non escludiamo nessuno dai gesti della Carità.  Il Servo di Dio don Tonino Bello diceva: “Non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza e servire”. Solo questo stile ci conduce a scelte concrete che lasciano segni indelebili nella vita delle persone.

L’Avvento è anche un tempo per far giungere a chi vive nella precarietà del quotidiano un gesto di solidarietà fraterna. Come da prassi, vivremo l’Avvento di fraternità con lo sguardo ad extra rispetto alle esigenze della nostra Diocesi. Il ricavato della raccolta che effettueremo nelle nostre comunità quest’anno sarà devoluto al sostegno del Seminario Maggiore della Diocesi di Lubango, in Angola, in particolare per contribuire alle rette dei seminaristi più poveri e per l’acquisto di libri per la biblioteca.  È un’occasione non solo per raccogliere fondi ma soprattutto per pregare, essere vicini e sentirci solleciti verso un’altra Chiesa e condividere la stessa speranza attraverso un gesto comunitario di prossimità.

La Vergine Maria, Madre della Speranza, interceda per tutti.

Vi benedico di cuore tutti e tutti vi porto nella preghiera, mentre rivolgo un pensiero speciale a chi vive nel buio della prova, a chi soffre nella propria carne per una malattia insanabile, a chi versa lacrime inconsolabili per la morte, spesso improvvisa e tragica, di persone care. Con il profeta Isaia a tutti dico: coraggio, “camminiamo nella luce del Signore” (Is 2, 5), Egli è la nostra speranza!

Buon Avvento!

 

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